15 dicembre 2016

La Divisione Nazionale serie B nel rinnovato quadro del campionato italiano



Articolo pubblicato su La Gazzetta dello Sport nell'ottobre 1929, pochi giorni prima dell'inizio del primo campionato di Serie B (1929-30).

Di: Erberto Levi*

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Si combatterà, negli alti ranghi del campionato, su di un solo fronte. Diciotto «vedette», diciotto «aggregati» raggruppati in due categorie, daranno quest’anno la scalata, per otto lunghi mesi, ad un unico posto, il primo, quello che deciderà definitivamente del titolo.
Siamo alla formula fondamentale che si attendeva da tempo: che, applicata in Inghilterra, culla dell’Association, consente un ritmo più spedito alla contesa, una selezione più limpida e più netta, una più chiara e precisa gradazione dei valori.
La necessità di questo cambiamento radicale era sentita: si sente e si spera ora di essere sulla strada migliore per mantenere fresco e vitale questo nostro sport che si è affermato conquistandosi un posto invidiabile nell’Europa e nel mondo e che chiede oggi appunto una possibilità di maggiore e più tranquillo respiro per non logorarsi e perdere estro e colore.
L’avveduto provvedimento delle Gerarchie porta dunque oggi il calcio italiano ad una svolta decisa che potrà sboccare nella direzione esatta verso il suo definitivo risanamento. Per questo anno siamo ancora nel fervore della sistemazione. Il numero ed i meriti delle compagini sulla breccia, a campionato 1928-29 ultimato, hanno portato come conseguenza la formazione attuale del girone unico comprendente ben diciotto titolari, numero che comporta necessariamente 34 domeniche effettive di campionato.
Ma, a prescindere da ogni questione circa la lunghezza della nostra imminente competizione nazionale (sul tema si è già molto a lungo parlato e non ci vogliamo quindi ripetere qui) un altro aspetto interessantissimo presenta, a nostro avviso, il torneo che prenderà il «via» domenica prossima.
Diciotto squadre: numero grande, senza dubbio, volendo tener in considerazione, per un buon svolgimento della gara, il fattore «equilibro di forze in campo». La divisione nazionale A sarà forse infatti ancora costretta, per quest’anno, a regalare alle folle avide di bella battaglia, parecchie e parecchie partite in cui un colosso avrà carta facile contro una compagine di media levatura. È inevitabile, dato che non possediamo in Italia un numero così considerevole di squadroni attrezzati a prova di ferro e capaci di lottare fra loro sulla stessa linea e con le stesse possibilità.

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Per trovare una bilancia più stabile, dobbiamo dunque scendere un pochino più in giù, in casa degli aspiranti di Serie B. Se nei ranghi della nazionale A ci sono i giganti già preparati fin dalla vigilia a fare, presto o tardi, il boccone più grosso, nel gradino sottostante mancano assolutamente i dati matematici ed indistruttibili per divider la schiera in vari scaglioni di diverso valore tecnico e diverso rendimento.
Entriamo, senza eccezioni, nella provincia, tra le società che tentano la formazione della squadra cogli elementi locali, allevando i giovani e tendendo per quanto è possibile ad alimentare le file di fresche e volonterose energie piuttosto che ricorrere al troppo dispendioso metodo delle importazioni.
Con la forza assorbente sempre maggiore dei grandi clubs e la conseguente emigrazione continua dei giocatori, dal seno delle società meno rinomate, convergenti verso la grande città, il fenomeno accennato va accentuandosi ed acquistando un suo tono sempre più caratteristico, nei centri minori, tra le squadre assegnate alle categorie sottoposte, e questo a cominciare dalla Nazionale B, e giù giù, in proporzioni naturalmente sempre maggiori, fino alle varie divisioni inferiori.
Ne viene una conseguenza naturale: dagli inevitabili squilibri della massima categoria (conseguenza appunto della diversa possibilità importatrice delle squadre concorrenti) si passa, scendendo di un piano, ad un gruppo di squadre che, per adottare tutte, o quasi, un sistema uguale, nella composizione delle proprie rappresentative, permettono di avere uno stile ed un metodo simile di gioco e di offrire quindi una serie di gare coi caratteri del massimo ardore, della massima combattività, di un sensibilissimo equilibrio.

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La Divisione Nazionale B parte quest’anno con queste premesse.
Gli attori? Il nucleo di retroguardia dei due gironi massimi dell’anno passato, più le promosse della prima divisione.
Basta ripensare al comportamento di queste compagini durante la passata stagione, per rendersi conto, con facile intuizione, dell’interesse tutto particolare che vorrà senza dubbio fornire questo prossimo torneo.
I nomi non dovrebbero aver bisogno di illustrazioni: Novara, Casale, Legnano, attori di cento battaglie ardentissime nei maggiori campionati di pochi anni addietro, si ritroveranno sul terreno a ranghi completamente rinnovati, con un nucleo di ragazzi di null’altro desiderosi che di saper emulare i famosi predecessori e con qualche uomo ancora della vecchia guardia, alfiere generoso e tenace, capace di coordinare le fila sguscianti e di guidare il manipolo. C’è da giurare che il torneo avrà in queste tre squadre, vivacissimi, gagliardi animatori. Se le compagini contano ora soltanto delle reclute generose, il nome è tuttora fulgido e risonante: ed il nome è la bandiera da difendere, è la guida, è la forza.
Sulla stessa linea devono esser messi il Verona e la Reggiana, sulla stessa linea la Dominante, giovane nel suo nuovo stemma, ma derivazione di due squadre anziane e provate che le hanno trasfusa la loro volontà ed il loro orgoglio. Rinnovata e forte la squadre ligure ha tutti i numeri per figurare da gran signora nell’imminente, nuova contesa. D’altra parte l’undici si presenta quest’anno con tutti i suoi elementi dell’anno passato ed, in più, con qualche prezioso acquisto. Un tutto organico e promettentissimo. C’è chi parla dei neri come di probabili vessilliferi del gruppo!
Fiumana, Venezia, Biellese, Prato, Bari, Pistoiese formano la schiera più giovane, degli arrivati da poco. Ma quanta volontà, quanto fresco entusiasmo!
Salite su ai fastigi maggiori, di fronte ad avversari anziani, provati ai più difficili incontri, queste giovani elette non hanno piegato la testa. Le abbiamo vedute, l’anno passato, inferiori in linea tecnica, ma inesauribili di coraggio, di volontà, di abnegazione. La Fiumana che prima degli infortuni del girone di ritorno si permetteva il lusso di fermare una Pro Vercelli, una Cremonese, un Genova; il Prato, capace di battere nettamente un’Alessandria e di pareggiare con la Roma; il Venezia, che riusciva addirittura a pareggiare con i bianco-neri iuventini; la Biellese, giunta sulla soglia dell’ottavo posto, dopo un comportamento coraggiosissimo e veramente significativo, e via tutte le altre squadre che tutte sè stesse hanno dato per compensare con la generosità nella lotta la inevitabile inferiorità di stile.
Oggi, tuttora con un pugno di giovanissimi desiderosi di ben figurare, questi undici vorranno combattere il nuovo campionato, in una compagine più adeguata alle loro forze, ed in grado quindi di poter meglio figurare. Chi può dire quante sorprese dovranno scaturire, durante il corso del campionato, per opera di queste squadre gagliarde e sbarazzine?
Ed ecco gli ultimi venuti: Spezia, Parma, Monfalcone, Lecce: i vincitori dei rispettivi gironi di prima divisione, nel torneo 28-29. Gironi infernali, in cui non c’era squadra che cedesse terreno, non squadra rassegnata mai alla sconfitta; in cui la rivalità dava nuova esca all’ardore ed al brio indiavolato; dove ogni settimana si registravano regolarmente risultati e risultati da far strabiliare. L’aver saputo arrivare, attraverso a tutte le peripezie ed a tutti gli inciampi al primato, costituisce per le neo-elette titolo che vale più di ogni panegirico. Le gloriose promosse, entrano nella nuova categoria con i segni di un’esperienza maturata attraverso a cento partite infuocate nei ranghi inferiori. Cuore e fiato non devono mancare di certo: s’offre loro la occasione d’affinare il sistema e di temprare le forze nella nuova difficile prova che le attende.

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Queste le «diciotto» della serie B che inizieranno domenica il cammino: diciotto squadre che chiedono la vittoria alla scapigliata energia, all’azione sbrigliata e veloce, alla resistenza ferrea che i giovani promettono. Ponderare le possibilità, soppesare i presumibili valori, dire una parola che potesse avere una parvenza di previsione, anche la più generica, sarebbe volersi buttare a capo fitto nel buio.
Le «diciotto» aspiranti partono su uno stesso piano, su una stessa linea: non ci sono favoriti. Questo, a nostro avviso, costituisce l’interesse precipuo del torneo.
Si può esser certi che tutti hanno sete ardente di arrivare, di ben figurare; ci sono dei ragazzi che vorranno buttar l’animo nella gara ardente per i colori del club. Nessuno si erge gigante, nessuno ha da farsi pigmeo.
Da pari a pari; alla battaglia non mancherà colore, non mancherà bellezza.

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* n. Savigliano (CN), 09.10.1908 - m. New York City, USA, 10.10.1971. Tra i migliori giornalisti sportivi italiani della sua epoca, scrisse per la Gazzetta dello Sport, La Domenica Sportiva, Calcio Illustrato, Il Littoriale e fu autore di una biografia su Virginio Rosetta (Viri, 1935). Nato a Savigliano, Levi si trasferì a Milano per compiere gli studi universitari, laureandosi in giurisprudenza nel 1930; in seguito si laureò anche in giornalismo presso l'Università di Perugia nel 1932. Divenuto giornalista sportivo, dovette lasciare l'Italia in seguito al varo delle leggi razziali fasciste ed emigrò negli Stati Uniti accompagnato dalla madre Stella Foa Levi (n. 1880). Secondo i registri della Ellis Island Foundation, il suo nome completo era Giacobbe Erberto Minetto Levi e giunse negli Stati Uniti il 5 giugno 1939 a bordo della nave American Farmer, essendo partito da Londra dove aveva brevemente risieduto una volta lasciata Milano. Giunto negli Stati Uniti, fece richiesta di cittadinanza e di cambiare il proprio nome in Erberto Levi Landi. Negli Stati Uniti 
divenne una nota "voce" radiofonica, lavorando per numerose emittenti quali WCNW, WBNX, WHOM e WOV, nonché per la NBC per cui lavorò dal 1943 al 1948. Fu anche impresario teatrale, appassionato promotore di cantanti e musicisti e importante esponente della comunità italiana nella città di New York. Nel 1946 divenne cittadino americano. Morì nelle prime ore del 10 ottobre 1971 all'ospedale di St. Clare's, a Manhattan, dopo una breve malattia. Qui un approfondimento biografico su Levi.

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